Emergenza Cyberbullismo

E’ nato in Italia il primo servizio di supporto dedicato alle vittime di questo fenomeno. Il numero 393.300.90.90 e l’indirizzo e-mail help@off4aday.it, sono gestiti da un team di psicologi pronti a rispondere e ad aiutare chiunque ne abbia bisogno. Un’iniziativa lanciata il 19 ottobre, nel giorno della campagna #OFF4aDAY del Moige, movimento italiano genitori, con il patrocinio della Polizia di Stato e in collaborazione con Samsung.

Secondo la ricerca “Abitudini e stili di vita degli adolescenti 2014”, condotta dalla Società Italiana di Pediatria su un campione nazionale di 2.107 studenti, il 31% dei tredicenni (35% ragazze) dichiara di aver subìto (una o più volte) atti di cyber-bullismo e ben il 56% di avere amici che lo hanno subìto. Tra gli adolescenti che frequentano più di tre social, la percentuale di chi ha subìto questo tipo di violenza online sale dal 31 al 45%. L’85% dei casi di cyber-bullismo non arriva a conoscenza di un adulto anche perché spesso la vittima si isola e non denuncia le violenze.

I più diffusi social network come Facebook e Twitter, sono i maggiori campi d’azione dei nuovi bulli che agiscono attraverso molestie, vessazioni, aggressioni in rete, nascondendosi dietro l’anonimato. La difficile reperibilità di chi molesta e l’assenza di limiti di spazio e di tempo sul web facilitano la diffusione di comportamenti persecutori e rendono molto difficile l’individuazione e la neutralizzazione dei responsabili. A differenza del bullismo tradizionale, che si consuma principalmente nelle ore scolastiche, quello degli ultimi anni è un fenomeno persistente in quanto le aggressioni continuano a divulgarsi in rete in ogni momento. Inoltre la dimensione temporale della violenza si dilata poiché i contenuti rimangono on line con conseguenze devastanti sulle vittime.
Il progetto del Moige proseguirà per tutto il 2016 e coinvolgerà anche duemila scuole in tutta Italia con un percorso di sensibilizzazione e un kit didattico elaborati da esperti.

Il cyberbullismo (ossia bullismo online) è una forma di disagio relazionale, di prevaricazione e di sopruso perpetrata tramite i nuovi mezzi di comunicazione come l’e-mail, gli sms, i blog, i telefoni cellulari ed il web in generale. Non comporta dunque violenza o altre forme di coercizione fisica. Nelle comunità virtuali il cyber bullismo può essere anche di gruppo e di solito le ragazze sono vittime più frequentemente dei ragazzi, spesso con messaggi contenenti allusioni sessuali.

Solitamente il disturbatore agisce in anonimato, talvolta invece non si preoccupa di nascondere la sua identità.

Rispetto al bullismo tradizionale, l’uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie:

  • Anonimato del molestatore: in realtà, questo anonimato è illusorio: ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce. Però per la vittima è difficile risalire da sola al molestatore.
  • Difficile reperibilità: se il cyberbullismo avviene via sms o mail o in un forum online privato, ad esempio, è più difficile reperirlo e rimediarvi.
  • Indebolimento delle remore etiche: le due caratteristiche precedenti, abbinate con la possibilità di essere “un’altra persona” online (vedi i giochi di ruolo), possono indebolire le remore etiche: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe nella vita reale.
  • Assenza di limiti spaziotemporali: mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (ad esempio nel contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo.

Dalle ricerche emerge come sia un fenomeno che, seppur meno diffuso del bullismo tradizionale, è in costante e preoccupante aumento andando di pari passo con l’enorme sviluppo e diffusione delle nuove tecnologie.
Le conseguenze psicologiche e le ripercussioni del fenomeno sono simili a quelle del bullismo tradizionale; dunque può esserci un intenso livello soggettivo di sofferenza che va ad interessare l’area individuale e relazionale delle vittime con effetti anche gravi sull’autostima, sulle capacità socio affettive, sul senso di autoefficacia, sull’identità personale. Possono riscontrarsi anche difficoltà scolastiche, ansia, depressione e, nei casi più estremi, idee suicidarie.
E’ ragionevole ritenere che le conseguenze possano essere perfino maggiormente gravose per effetto della forza mediatica di messaggi, foto e video trasmessi online o sul telefono cellulare.E’ importante quindi ragionare in termini di prevenzione per evitare di dover affrontare aspetti ben più complessi e problematici: una buona informazione e comunicazione effettuate dalle principali agenzie educative, la famiglia e la scuola, può rivelarsi molto utile, infatti spesso sono proprio la disinformazione, la politica del silenzio e la convinzione erronea di non poter denunciare i fatti, a far sì che gli aggressori agiscano spinti dalla possibilità di non uscire allo scoperto e le vittime subiscano provando vergogna e sentendosi sbagliate.
Questo innesca un pericoloso circolo vizioso che tende a perpetuarsi con il contributo di tutti gli attori sociali.

Per difendersi dal cyber bullismo può essere utile:

  • Cambiare indirizzo di posta elettronica e non frequentare più, o per un po’, siti e chat in cui opera il cyber bullo;
  • Non dare corda al persecutore: supplicarlo di smettere, rispondergli per le rime o mostrarsi arrabbiati a volte non fa che aumentare il suo interesse;
  • Si può inviare un unico messaggio con scritto che i genitori sono stati informati e hanno sporto denuncia alla Polizia;
  • Se i fatti sono prolungati e gravi contattare la Polizia Postale e delle Comunicazioni o i Carabinieri;
  • Segnalare il cyber bullo ai moderatori delle chat e dei forum o ai proprietari di blog e siti internet. Nelle comunità virtuali si può contattare il webmaster;

Naturalmente parlare con i genitori o con un adulto di riferimento precede tutte queste azioni.

Dal punto di vista psicoeducativo gli aspetti su cui poter lavorare sono:

  • la comunicazione: promuovere attività sulla comunicazione che è alla base delle dinamiche relazionali via media aiuta tutti a prendere consapevolezza sul significato e la responsabilità che comporta l’espressione di un messaggio;
  •   i bisogni: alla base delle nostre azioni ci sono i bisogni. Occorrerebbe riflettere sui bisogni non colmati sia del cyber bullo che della vittima;
  • l’educazione affettiva: l’educazione ai valori del rispetto, dell’identità e delle differenze, della stima e dell’autostima, delle emozioni e del loro riconoscimento.

 

Bibliografia
Civita A., Cyberbullying. Un nuovo tipo di devianza, 2011, Franco Angeli, Milano
Annali della Pubblica Istruzione, 6/2012. Più scuola meno mafia e cyberbullismo. Contrasto alle nuove forme di devianza giovanile. A cura di Maria Beatrice Morano e Donatella Valentino

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