Quando si dice ABA intendiamo l’analisi applicata del comportamento, una tecnica che ha avuto origine dal Comportamentismo americano e che ha l’obiettivo di descrivere, prevedere e modificare il comportamento umano in relazione con l’ambiente. L’analisi del comportamento può essere utilizzata in molte situazioni, anche quando non esiste una patologia, ma semplicemente la necessità di modificare un comportamento.
È necessario osservare un comportamento e capire come, dove, quando, cosa succede prima che esso si verifichi (ambiente) e cosa succede subito dopo (conseguenza). Se provassimo a cambiare quello che succede prima e quello che succede dopo molto probabilmente anche il comportamento cambierebbe. Nell’analisi applicata del comportamento vengono utilizzate tecniche precise, strutturate appositamente per ogni bambino, ma soprattutto a misura di ogni bambino, per cercare di ridurre problematiche presenti nei disturbi dell’età evolutiva, specialmente nell’autismo.
L’obiettivo è aiutare il bambino e la sua famiglia ad estinguere i comportamenti più problematici come ad esempio l’autolesionismo, aiutarlo ad apprendere le nuove abilità con i suoi tempi, magari spezzettando un compito troppo difficile in parti più semplici e fare in modo che le abilità acquisite nel contesto della terapia possano manifestarsi anche in tutti gli altri contesti, imparare a comunicare, essere il più autonomo possibile, ma soprattutto IMPARARE AD IMPARARE!
Per fare tutto questo la prima cosa che si dovrebbe fare è conoscere bene il bambino, sapere quello che più gli piace in modo da avere sempre a disposizione qualcosa con cui premiarlo (un gioco, il cibo preferito, video, immagini ecc…). Conoscerlo e sapere quali sono le cose che preferisce significa poter instaurare una buona relazione con lui con l’obiettivo di poterci mettere nella situazione di potergli insegnare qualcosa o fargli fare qualcosa che potrebbe non essere piacevole per lui, utilizzando sempre un premio subito dopo. Un po’ come la legge della nonna; “prima fai i compiti e poi giochi”, “prima il dovere e poi il divertimento”! Il punto è che tutto si può insegnare, anche le cose più impensabili e che troppo spesso pensiamo impossibili come, nel caso specifico dell’autismo, il guardare negli occhi, girarsi quando viene chiamato per nome, imitare qualcuno e persino comunicare. Si, perché la difficoltà di un bambino autistico è proprio questa. Saperci dire quando sta bene, quando sta male, se ha fame o se ha sete, saperci chiedere quello che desidera… tutte cose che diamo per scontate ma che non lo sono affatto. Insegnare a chiedere ciò che vuole è forse una delle cose più difficili ma sicuramente una delle più importanti; che sia con un gesto (indicazione), una mezza parola o attraverso lo scambio di immagini perché questo lo aiuterebbe tantissimo a stare meglio evitando di mettere in atto strategie disadattive dovute dal fatto che non ha e non conosce un altro mezzo per dirci qualcosa.
Questi dovrebbero essere i grandi obiettivi di un intervento ABA: aiutare le famiglie a padroneggiare tutti questi strumenti e queste tecniche, in modo che possano utilizzarle in ogni momento della giornata per poter consentire loro di arginare il più possibile le difficoltà enormi vissute quotidianamente. Tutto questo allo scopo di migliorare la qualità della vita, migliorare l’autostima del bambino attraverso il successo in compiti adeguati alla sua età di sviluppo e sviluppare le sue competenze nelle aree di imitazione, motricità, integrazione occhio-mano.
DOVE: Per quanto riguarda il territorio romano non sono ancora moltissimi i centri Aba, il più noto sicuramente è il centro dell’istituto Walden. Tra i centri più “giovani” invece troviamo l’associazione “Una breccia nel muro” (info@unabreccianelmuro.org), l’associazione ABA.CO Genitori e Autismo Onlus (info@genitorieautismo.org) e l’associazione STEPS- aba (info@steps-aba.it).
Chiara Danza
Dott.ssa in Scienze e Tecniche Psicologiche e laureanda in Psicologia
Tecnica Aba e diplomanda Assistente Analista del Comportamento.
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